Onorevoli Colleghi! - La comunicazione partecipata rappresenta la nuova frontiera per una compiuta libertà di informazione. Una comunicazione che parte dal basso e che ha nelle «televisioni di strada» uno strumento innovativo e imprescindibile per la microinformazione nel nostro Paese. Queste strutture svolgono un servizio per piccole comunità, quartieri, collettività peculiari (una fra tutte è Telefabbrica, emittente di informazione degli operai della FIAT di Termini Imerese, chiusa d'autorità dopo alcuni giorni di programmazione).
      Tecnologicamente alla portata di tutti, le televisioni di strada sono la risposta a un sistema sempre più dominato dai grandi gruppi e sempre più lontano da quelle che sono le esigenze dei singoli, delle piccole realtà. Un megafono per chi ha poca voce e pochi mezzi: le «street tv» stanno diventando i palcoscenici naturali dove affrontare le problematiche spicciole, le lotte, i grandi e piccoli temi della quotidianità. Privarsene sarebbe un peccato mortale.
      La presente proposta di legge nasce per salvaguardare la libertà di opinione e di comunicazione. La cosiddetta «legge Gasparri»

 

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di riassetto del sistema radiotelevisivo (legge n. 112 del 2004) rischia di mettere la parola fine a questo nuovo modo di fare informazione. Il precedente Governo contestava alle «street tv» la mancanza delle concessioni a trasmettere. La posizione allora assunta dall'esecutivo non trovava, però, alcuna ragione tecnica: le «street tv» sfruttano i coni d'ombra delle frequenze e quindi non creano alcun disturbo alla corretta ricezione dei canali «tradizionali».
      La proposta di legge vuole difendere le quindici realtà già esistenti sul territorio italiano e vuole garantire alle altre cinquantuno che stanno per nascere la massima libertà di espressione e di legittimità.
 

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